L’Istituto La Motta

  • L’Istituto la Motta

La storia dell’Istituto La Motta

L’Istituto socioterapeutico La Motta fu fondato nel 1938 dalla dottoressa Ita Wegman. Già dal 1900 il sedime della Motta era abitato e adibito a scopo agricolo ed erano presenti le prime case oggi completamente ricostruite: la Casa Maria, la Casa Mimosa (ora Novalis), la Casa Cedro e la cappella. Verso il 1920, il luogo venne trasformato in pensione a conduzione familiare, allo scopo di accogliere persone che desideravano riposare in un luogo tranquillo. A quell’epoca apparteneva al terreno pure un lembo di costa del Lago Maggiore.

Il prezioso impulso che avviò l’era de La Motta, fu dato dalla dottoressa Ita Wegman (stretta collaboratrice di Rudolf Steiner). Grazie al sostegno di benefattori ebbe la possibilità di acquistare la proprietà all’asta, con lo scopo di farne un luogo di villeggiatura per bambini bisognosi. Dal 1938, la pensione si trasformò in una “casa di cura per bambini” che necessitavano di “cure per la loro anima”, secondo la filosofia antroposofica della pedagogia curativa di Rudolf Steiner. La Motta incominciò ad ospitare dei bambini bisognosi, provenienti dal piccolo istituto Sonnenhof ad Arlesheim (Basilea), poiché rispetto a quest’ultimo offriva un magnifico paesaggio con maggiori possibilità d’azione e un clima salutare.

Insieme alla Casa di Cura Andrea Cristoforo di Ascona, acquistata e fondata precedentemente dalla stessa dottoressa nel 1936, La Motta divenne parte dell’Associazione per gli Istituti Terapeutici (AIT) con sede ad Ascona ed iscritta a registro di commercio dal 1944 al 2007.

A seguito della seconda guerra mondiale, nell’ottobre del 1939 e maggio del 1940, diversi bambini, fra i quali alcuni ebrei, a causa della minaccia del nazionalsocialismo con la dottrina dell’eutanasia della vicina Germania dovettero evacuare dall’istituto Sonnenhof (che si trovava a soli 15 km dal confine). Dovettero fuggire a La Motta, per evitare di divenire vittime di guerra in caso di un’occupazione tedesca a Basilea. Nel 1941 arrivarono altri bambini lesi dalla guerra, provenienti dai territori occupati di Francia, Belgio e Olanda. Seguirono bambini dal Venezuela, Germania e America.

La dottoressa Ita Wegman si occupò degli Utenti de La Motta in funzione di medico, fino alla sua morte avvenuta il 4 marzo del 1943. Dal 1945 al 1963 fu un periodo molto vitale e attivo per l’allora casa di cura. Grazie ai rapporti internazionali della Dottoressa, vennero accolti bambini con una svariata provenienza e un ulteriore gruppo di bambini deboli e gravemente disabili. Per un breve periodo vennero pure accolti bambini mandati dalla Croce Rossa. In questi anni si sviluppò ulteriormente il pensiero antroposofico e si approfondì la vita culturale e artistica, che si praticò intensamente. Sia bambini che collaboratori provenivano da tutto il mondo e vigeva la multiculturalità; convivevano in un clima molto familiare e dovevano condurre una vita parsimoniosa.

Nel 1944 la Casa Mimosa venne ristrutturata e rinominata Casa Novalis.

Dal 1947 al 1961 venne aperto il laboratorio Kora presso la Casa Cedro. Il suo scopo era quello di creare il “preparato dietetico per i nervi”, quale polvere farmaceutica e dietetica ideata da Ita Wegman. Si tratta di un composto di gusci di conchiglie e polvere di erbe quale ricostituente per uomini bisognosi e sottoalimentati. Il prodotto distribuito dalla Croce Rossa, prese il nome di Fragador; In questo luogo venne pure prodotto l’Hauttonikum. Ad oggi vengono prodotti in licenza dalla Weleda SA.

Nel 1955 si conclusero i lavori di costruzione della Casa Raffael e nel 1957 vennero integrate le scuole che accoglievano una trentina di bambini di lingua tedesca. Negli anni si susseguirono diverse persone alla conduzione dell’Istituto, mentre dal 1976 al 1992, vi fu un periodo di stabilità grazie alla direzione della Signora Jutta Gädke-Timm. Nel frattempo i bambini divennero adulti e nel 1986, la Motta si trasformò da “casa di cura” in ”Istituto socioterapeutico”. Da allora accolse persone adulte con gravi disabilità congenite. Si sciolse la scuola e si diede maggior rilievo alle attività negli atelier. Si continuò a praticare diverse terapie come l’euritmia, l’arte e soprattutto la musica (strumentale e corale).

L’aumento dell’importanza della causa sociale in seno alla società diede alla pedagogia curativa un aspetto più ufficiale. L’assicurazione invalidità (AI) rese possibile un compenso adeguato; venne ridotto l’orario di lavoro e i collaboratori incominciarono ad abitare fuori dall’Istituto. Seppur molto lentamente, la situazione finanziaria de La Motta incominciò a migliorare.

La Casa Raffael

Nel 1986 ci fu una prima richiesta per la costruzione di un nuovo stabile in sostituzione delle case divenute ormai obsolete. Tale progetto fu però bocciato dalle autorità poiché non idoneo. Anni dopo venne inoltrato un ulteriore progetto, e finalmente il 15 maggio del 2000, l’UFAS conferma di sussidiare i lavori nella misura del 50%. Il progetto viene pure sostenuto dal Cantone Ticino e dal Cantone Zurigo, dall’Associazione di sostegno de La Motta e da numerose donazioni.

Dal 2 agosto 1999, la Direzione venne affidata al direttore Kurt Bitterli. Egli seguì da vicino questa delicata fase di ristrutturazione, ponendo attenzione all’integrazione de La Motta nel territorio ticinese, tramite un’intensa collaborazione con le autorità cantonali, comunali e gli altri enti e istituti. Pur vigendo la multiculturalità, anche grazie all’aumento degli Utenti ticinesi, La Motta divenne un Istituto integrato e in linea con le esigenze del momento.

Dal 2002 l’Istituto è stato rinnovato e risanato completamente. I lavori sono iniziati con l’edificazione della nuova casa Calicanto, seguita dalla ristrutturazione della casa Raffael, dalla ricostruzione della casa Maria, dalla ristrutturazione e sopraelevazione della casa Novalis, dalla ricostruzione della casa Borghese. Il 30 settembre 2006 La Motta festeggia l’inaugurazione della nuova struttura e la conclusione dei lavori di ristrutturazione iniziati nel 2002, progettati e affidati all’architetto H. Schwarzenbach di Uznach, con la supervisione dello studio d’architettura E.+G. Cueni ARC 80 di Tegna. Infine il 1°agosto 2014 venne inaugurata la nuova casa Sans-Souci progettata dallo stesso studio d’architettura. In quest’ultima, oltre alla ricostruzione dell’atelier Delizia al piano terra, i due piani superiori sono stati adibiti ad appartamenti per due Utenti de La Motta divenute maggiormente indipendenti.

La possibilità di creare una struttura completamente rinnovata, ha dato a La Motta la possibilità di creare degli spazi adatti alle esigenze, rivolte ad un accompagnamento professionale e individualizzato dell’Utente. La Motta ha avuto l’opportunità di avvicinarsi maggiormente alle necessità del singolo individuo, offrendo un percorso in grado di stimolare capacità, scoprire risorse e sviluppare ulteriormente il proprio potenziale socioterapeutico.

Il 10 novembre 2014 è avvenuto un ulteriore importante cambiamento. Al fine di definire la struttura organizzativa così come le responsabilità dell’Istituto e per regolamentare il rapporto di collaborazione e di sussidiamento con il Cantone, la ragione sociale de La Motta che per oltre 44 anni è stata un’associazione di pubblica utilità, è stata sciolta e trasformata in una fondazione.

Sotto la guida e nuova conduzione a partire dal 1° luglio 2017 del Direttore Riccardo Lüthi, il 4 settembre 2018 La Motta poté festeggiare internamente con allegria i tempi passati e odierni, celebrando i suoi splendidi 80 anni presso l’agriturismo Saliciolo di Tenero e aprendosi al pubblico in una giornata festiva e commemorativa il 21 settembre 2018.